In occasione della sua visita alla AMF Scuola di Musica Moderna di Ferrara per la guida all’ascolto “Chi sono mai questi Beatles?” abbiamo avuto l’occasione di scambiare due parole con Rolando Giambelli giornalista, fotografo, musicista e fondatore e presidente dell’associazione “Beatlesiani d’Italia Associati” e organizzatore del tradizionale Beatles Day, l’evento nazionale più significativo dedicato all’arte dei Beatles.
Link Guida all’ascolto
Come nasce la sua passione per i Beatles?
La mia passione per i Beatles nasce nel 1963, ascoltando per caso una loro canzone in un jukebox a Brescia: quella canzone si chiamava “Please Please Me”. Avevamo scelto con cento lire di mettere tre dischi: una canzone di Rita Pavone, una di Peppino di Capri e una dei Beatles; allora non sapevamo nemmeno come si pronunciasse il loro nome.
Mio cugino mi disse: “Guarda, c’è un nuovo gruppo di Liverpool, senti come sono bravi” e fu così che al primo ascolto di “Please Please Me”, una canzone che dura poco più di due minuti, mi sono innamorato immediatamente di questo sound che non avevo mai sentito prima: era un modo nuovo di fare musica, cosa che in realtà scoprirò molto più tardi.
Io sentii questa roba e mi colpì immediatamente perché non era musica classica, era musica leggera, era musica ritmata e questo mi ha fatto innamorare dei Beatles.
Come è cambiata la sua vita dopo la scoperta dei Beatles?
La mia vita è veramente cambiata. Sono diventato appassionato di musica fin da bambino perché ho avuto la fortuna di crescerci in mezzo: mia mamma studiava canto lirico per cui fin da piccolissimo già dalla pancia della mamma sentivo i suoi gorgheggi, sentivo il suo modo di essere una cantante; per cui sono cresciuto in mezzo al canto e alla musica classica finché non ho scoperto i Beatles, che evidentemente avevano le stesse potenzialità della musica classica perché poi oggi sono loro stessi considerati dei classici. Infatti, hanno fatto delle canzoni bellissime, meravigliose, che sembrano tutte delle opere quasi classiche come quelle di Mozart.
In realtà la musica era un modo per allietare lo spirito delle persone. Una volta non c’erano Elvis Presley o i Beatles, c’erano Beethoven, Bach, Mozart, Verdi, Rossini e Vivaldi ed ognuno di questi ha fatto la musica dei loro tempi; noi abbiamo scoperto i Beatles, ovvero la musica dei nostri tempi, una musica meravigliosa che ha cambiato la società sia in modo musicale che sociale. Loro hanno contribuito alla diffusione della musica. Infatti, studiare la musica era privilegio di quei pochi che potevano permettersi di andare a lezione, non c’era la moda di suonare la chitarra, si suonava una sorta di chitarra classica e non c’era un’abitudine a suonare musica moderna, salvo i primi musicisti di quel genere: voglio ricordare Renato Carosone e il suo quartetto di musicisti (pianoforte, contrabbasso, chitarra e batteria) in cui già si cominciava a vedere un embrione di quello che poi saranno i Beatles.
Ai tempi non era facile che qualcuno si avvicinasse alla musica, perché non c’erano grandi esempi di musicisti a parte quelli classici, per cui i Beatles hanno contribuito alla divulgazione popolare della musica, con le loro canzoni orecchiabili, armoniose e musicali invogliando gli ascoltatori, i giovani soprattutto, ad andarsi a comprare una chitarra e cercare di cominciare a strimpellare qualche accordo.
Cosa ne pensa della frase “How Beatles destroyed Rock’ N’ Roll”?
Diciamo che sono tutte opinioni, come quando John Lennon aveva detto che i Beatles erano più famosi di Gesù e furono assaliti da tutto il mondo. In realtà i Beatles erano molto più conosciuti di Gesù, perché erano conosciuti dai cattolici, dai musulmani, dagli induisti.
Evidentemente già al tempo avevano attraversato tutte le società ed erano conosciuti perché non esprimevano un pensiero religioso, ma soltanto un modo di essere e un modo di vivere. Quando li ho scoperti per me sono stati anche una grande fonte d’ispirazione nella vita normale influenzandomi, con la loro forza vitale, a fare musica. Studiando come si comportavano nella vita sono stati anche un esempio da seguire, o da non seguire, perché c’è stato anche il periodo delle droghe.
Guardando al passato cambieresti qualcosa?
Diciamo che i Beatles sono stati la mia “rovina”, nel senso che, quando non avevo ancora scoperto i Beatles, mi interessavo già di musica e avevo anche delle buone ispirazioni come musicista, suonavo l’armonica e andavo all’oratorio dove c’era l’organo e di nascosto, quando potevo, mi intrufolavo per andare a suonarlo, come faceva Giuseppe Verdi, solo che lui è diventato Giuseppe Verdi e io non sono diventato nessuno. Tuttavia avevo davvero delle buone basi per poter diventare importante dal punto di vista musicale, se avessi studiato musica e mi fossi applicato. Oggigiorno voi ragazzi avete la fortuna innanzitutto di avere un bagaglio di roba scritta su internet, potete ascoltare David Bowie, David Gilmour, i Pink Floyd oppure in due secondi ascoltare la Quinta di Beethoven. Una volta per sentire un disco dovevi ascoltare la radio sperando che venisse trasmesso, oppure scoprivi una canzone perchè casualmente la sentivi in radio però ti sfuggiva il titolo che il DJ aveva annunciato e non sapevi cos’era quindii andavi in un negozio di dischi a chiedere del “disco che fa così”,. Oggi invece sapete tutto perché potete in tempo reale sapere qualsiasi cosa, addirittura si riesce facendo un’armonia a far riconoscere a un computer che canzone è.
Per cui, avrei fatto molto di più se avessi avuto dei mezzi più importanti, ma soprattutto avrei fatto di più se non ci fossero stati i Beatles ai quali ho dedicato tutta la mia vita a seguire, a imparare e suonare le loro canzoni. Non è che li ho soltanto ascoltati, mi sono serviti per imparare, per fare un’associazione e fare un museo, li ho valorizzati nel mio modo di vedere e cerco così di trasmettere le mie esperienze e la mia passione a voi. Mi sono successe cose incredibili in tanti decenni e proprio ascoltando di volta in volta l’uscita di un disco ho seguito tutta l’ascesa dei Beatles, ascoltandoli, suonandoli e riascoltandoli.
Come potrebbe coronare o come ha già coronato questa passione per i Beatles?
La mia passione mi porta senz’altro a valorizzare questa musica, per cui la sento come una missione, avendo anche fondato un’associazione. Sono venuto qua perché conoscendo Roberto Formignani abbiamo pensato che si poteva fare un incontro sui Beatles. E per me questo è il momento più bello, essere qui in questo momento e aver saputo che le persone che erano qua stasera ad ascoltarmi sono state contente. La mia soddisfazione sta nel fatto che quando organizzo uno spettacolo andiate a casa contenti di aver passato una bella giornata e di aver avuto un valore aggiunto. Quello che per me è importante è condividere.
Come definisce la musica prima dei Beatles?
La musica prima era bella. I Beatles sono stati il miracolo che ha trasformato l’umanità.
Fino agli anni ‘50 si ascoltava musica classica e musica leggera, c’erano questi cantanti melodici, che poi non erano altro che una derivazione della musica lirica. Nell’Ottocento non c’era la musica leggera, si ascoltava la musica di Mozart, di Verdi e non abbiamo traccia che ci fossero delle canzonette all’epoca, la musica era quella dell’epoca.
Poi dall’America, dal blues dei neri che lavoravano la terra è derivato il rock and roll che è stato riportato dagli Stati Uniti all’Inghilterra grazie al fatto che Liverpool era sulla rotta navale per New York.
I Beatles hanno cambiato la musica perché c’è stata questa invasione di nuova musica
Dalla musica classica c’è stata questa trasformazione, che è stata appunto fatta proprio grazie a loro soprattutto, e si è trasformata poi in musica leggera, musica pop e poi dalla musica rock e quella tradizionale si è arrivati alla musica di Måneskin e dei vari gruppi che adesso stanno emergendo e portando il loro apporto musicale.
C’è poi qualcuno che si lamenta dicendo che non è più musica ma è diventato solo ritmo, non c’è più la ricerca della melodia ma c’è la ricerca del sensazionalismo, però vedo che hanno un seguito e un richiamo per cui evidentemente hanno un valore. Per noi ne hanno di meno perché noi siamo vecchie generazioni, abbiamo un’abitudine a un certo tipo di melodie.
Però so per certo che chi fa queste cose ama anche i Beatles e i Rolling Stones e questo ci consola. Magari sono sperimentazioni che noi non capiamo perché sono lontani ma l’importante è che non si perda di vista l’origine di quello che oggi c’è.
Se oggi ci sono i Måneskin è perché prima ci sono stati i Rolling Stones. i Måneskin fanno questo spettacolo dirompente, sono bravissimi e li guardo con ammirazione, però ho guardato con ammirazione anche gli Who, che nel ‘68 alla fine del concerto spaccavano tutto o Jimi Hendrix che bruciava la chitarra. Non è cambiato nulla, quello che facevano loro nella follia della loro innovazione si ripropone nello stesso modo. Sono i corsi ricorsi storici per cui non facciamoci scandalizzare da questo e chi lo fa. Lo fanno semplicemente perché non hanno studiato ma se lo avessero fatto, saprebbero che queste cose sono state fatte anche da altri di cui noi eravamo ammiratori.
Eleonora Catalano, Matteo Poluzzi