Picture of Vittorio Formignani

Vittorio Formignani

Un ExtraliSHOW a Ferrara

Un ExtraliSHOW a Ferrara

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Vittorio Formignani

In occasione della tappa di “ExtraliSHOW” del 01 Marzo presso il Teatro Comunale di Ferrara abbiamo avuto l’opportunità di intervistare in anteprima Moreno Conficconi, Mirco Mariani, Davide Toffolo e Leo Mantovani.
Una conversazione che ha spaziato dal rapporto inusuale tra liscio e punk al ruolo odierno della musica fino ad arrivare all’opportunità che costituisce la comunicazione e commistione tra arti e al futuro delle espressioni artistiche non commerciali. Nel finale è presente anche un piccolo regalo musicale che gli intervistati ci hanno voluto fare.

Intervista a cura di: Giovanni Ferrari, Vittorio Formignani
presso Aula Magna Stefano Tassinari dell’AMF – Associazione Musicisti di Ferrara

Un ExtraliShow a FerraraINTERVISTA INTEGRALE

Musica, teatro e arte visiva: questo è stato l’ExtraliShow al Teatro Comunale di Ferrara nello spettacolo dell’1 Marzo. Sotto la regia di Elisabetta Sgarbi e Luca Volpatti il “punk da balera” degli Extraliscio (Mirco Mariani, Moreno il Biondo e Mauro Ferrara) si unisce alla voce e ai disegni di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, con le storie narrate da Leo Mantovani che fanno da tela e cornice. Un dialogo tra ricordo e novità.

Abbiamo incontrato il variegato gruppo alla Scuola di Musica per parlare di questa curiosa unione e del rapporto con la loro arte. Di seguito la trascrizione di una parte dell’intervista, disponibile in versione integrale su YouTube.

Unite la musica tradizionale romagnola con il rock e il punk. Eravamo curiosi di sapere intanto che emozione vi suscitano questi generi e che cosa vi piacerebbe venisse fuori da questa unione?

Moreno: Noi abbiamo cominciato ad un tavolo quando io e Mirco ci siamo conosciuti, con due mondi totalmente opposti di musica, un’esperienza ampia di sperimentazione, di generi musicali, una cultura ampia sulla musica, insomma. Io molto più ristretta, perché concentrata sul liscio, su quello che ho sempre fatto fin da ragazzo, quindi, a parte gli studi scolastici dello strumento, sono sempre stato molto ancorato su questa cosa qui. Però sempre col desiderio di affiancare questa musica a qualcos’altro, qualcosa che, fintanto che non ho conosciuto Mirco, non riuscivo a capire come potesse succedere. È arrivato d’istinto anche il capire che poteva essere lui la persona, il musicista e l’uomo, anche proprio come carattere…

Mirco: …come bellezza!

Moreno: Come bellezza, sì, perché non avevi la barba. Praticamente lui per me era quello che poteva riscriverla un po’, io non potevo riscriverla, la conoscevo troppo, come potevo cambiarla? A rivederla con Mirco è nata questa affascinante avventura, che poi ci ha portato qua.

Mirco: Aggiungo che, riguardo a quello che dicevi su liscio e punk, noi siamo dei gran bugiardi, perché non siamo punk. Allora quando ci si è presentata un’occasione dove eravamo “esposti al sole” abbiamo dovuto chiamare un vero punker per dare senso a questa nostra invenzione basata su una grande bugia, perché per il punk era un’idea di rompere le regole mantenendo però in qualche maniera salda la tradizione. Noi abbiamo riportato avanti questa tradizione della musica, poi, come tutte le musiche del territorio si è molto legati alle radici, allora il nostro era soprattutto uno scherzo, per divertirci su qualcosa che era improbabile perché, come diceva Moreno prima, non c’entriamo niente io e lui. Tu pensa Moreno con Davide, ancor di più! Comunque, da qualche parte dovevamo rompere qualcosa.

Poi nel frattempo il fisarmonicista [Mauro Ferrara, ndr] era molto depresso, perché abbiamo fatto un concerto bellissimo pochi giorni fa a Bologna, e quelli del liscio l’hanno praticamente insultato, perché naturalmente noi mettiamo in mezzo questa musica diversa con il liscio. Noi divertiamo così. Invece lui ci è rimasto molto male perché facendo come Moreno il liscio, avere questi personaggi che gli hanno dato addosso in questa maniera… a me fanno ridere, ci rido sopra.

Però io vorrei dire una cosa: siamo andati a Sanremo, abbiamo provato questa musica qua grazie all’omaggio di Battiato all’arena di Verona, abbiamo girato fino a Miami, abbiamo girato l’Europa e la gireremo ancora molto, però dopo tutto questo una balera non c’è stata che ci aprisse le porte e dicesse: “Festeggiamo ‘sti quattro rincoglioniti che si sono messi a fare questa musica”. Sono diventato polemico ragazzi, mi dispiace, invecchiando sono diventato così.

Secondo voi che ruolo può avere la musica oggi? La musica può ancora essere aggregativa o addirittura portare dei messaggi significativi?

Davide: Io ribalto un po’ la la domanda; intanto dico che son contento di essere qua a Ferrara, perché per me Ferrara è stata una città fondamentale nel mio percorso musicale, soprattutto perché una fase dei Ragazzi Morti, quella che va dai primi anni 2000 fino praticamente ad oggi è stata segnata da questa città. Abbiamo registrato qui tante cose, abbiamo incontrato tanti musicisti bellissimi, da Giorgio Canali a Vasco Brondi banana disa, che è un cumbiero della diaspora… quindi son contento di questa vicinanza fra l’idea del punk e l’idea del liscio, perché sono comunque due musiche popolari, nel senso che stanno più con la gente che con i media diciamo, in termini anni ‘80. In parte è ancora così. Poi, rispetto a quello che può fare la musica, secondo me fa sempre cose che non capisci bene, che non che non sono intercettabili da subito, le capisci quando succedono. Quindi è anche uno spazio di libertà. Per quanto riguarda l’aggregazione, per me personalmente la musica è sempre stata principalmente aggregazione, anche perché io sono veramente punk. Lo dico come vanto ma probabilmente non è proprio un vanto, non so chiamare una nota col suo nome, sono un analfabeta musicale e in parte il punk ha sempre detto che anche gli analfabeti musicali possono urlare la loro modalità, quindi io qui rappresento tutti gli analfabeti musicali.

Leo: Io sono un analfabeta, punto. No, purtroppo io con la musica non ho avuto nessun incontro, con Ferrara sì e me ne sono scappato da Ferrara dopo il liceo perché non sono più riuscito a leggere dalla seconda media in poi, per via di una malattia psichiatrica, che adesso fa anche ridere, ma allora no. Quindi, tutto quello che ho imparato l’ho imparato ascoltando, perché non riuscivo a leggere. Ho lasciato la città e sono finito in alcuni eserciti di vario genere, l’unico incontro con la musica è stato grazie, appunto, all’esercito perché… avete visto tutti Mission con i gesuiti che vogliono convertire gli indios guaranì? Solo che a loro non frega niente di abbracciare il cattolicesimo. Gli indios guaranì si salutano con la punta del naso, non si danno i baci come facciamo noi. Ecco, io mi fidanzai con una di queste ragazze e dopo il primo incontro le chiesi, come faccio a rivederti? Lei si mise a tamburellare con dei bastoni su un ramo cavo e quindi io ho praticato solo queste percussioni in vita mia. Ma c’era uno scopo, cioè l’amore.

Perché avete scelto questi generi in particolare per esprimervi artisticamente? In cosa sono specializzati questi generi a comunicare secondo voi?

Mirco: Moreno, sai, ha fatto tutta la vita la balera, ha fatto ballare, ha fatto innamorare, ha fatto sposare… chissà quanti matrimoni sono nati mentre tu suonavi. Là andava la gente per passare un po’ di tempo in allegria, il liscio si balla accoppiati. Magari alle volte balli con una persona che conosci e altre no, per cui chissà cosa è nato. Si dovrebbe fare una ricerca su questa cosa.

Moreno: Beh, ti posso dire che mi vengono a trovare, ho degli amici che oggi sono nonni, quindi vedi le generazioni proprio.

Mirco: Pensa quelli che son morti, tra l’altro! Comunque, io ho fatto musica incomprensibile per tanti anni perché non mi piaceva essere capito. A Bologna avevamo dei collettivi come Bassesfere dove si faceva musica improvvisata. Dopo però ho avuto fortuna perché poi ho incontrato Enrico Rava con cui ho suonato per tantissimi anni, poi Vinicio Capossela… sempre nei locali di Bologna. Poi sono arrivato a questa cosa del liscio, che come dicevo prima, abbiamo scherzato finché non è arrivata una signorina molto gentile che si chiama Elisabetta Sgarbi. Lei ha fatto diventare questo scherzo uno scherzo più grande. Continuiamo a scherzare, però è reale. ExtraliShow è uno spettacolo di arte varia, dove Leo Mantovani, grazie ai suoi colpi di tamburo dati nella foresta amazzonica, ha messo in moto questo ritmo e ha dato vita a delle canzoni. Queste canzoni sono nate da me e Moreno, Davide è venuto da noi con le sue canzoni, poi Davide essendo non solo musicista ma grandissimo disegnatore ha aggiunto questa parte. C’è un Leo Mantovani che prende la parola e racconta delle storie improbabili.

Che valore aggiunto porta, nel vostro show e nella vostra storia, che ci sia una fusione continua non solo di musica, ma anche di letteratura e disegni?

Davide: È una visione contemporanea di cosa vuol dire lavorare con la musica, è una visione che è stata principalmente vista da un’intelligenza esterna al gruppo, con Elisabetta che ha questa visione registica. Quello che vedrete è proprio messa in comune di mondi diversi, che è un po’ una specifica di Elisabetta, una specie di firma. Mette insieme appunto artisti che vengono da mondi molto diversi. In realtà quando ci siamo trovati, ormai più di tre anni fa, ci siamo anche coltivati in qualche modo.

Moreno: Adesso Davide sta studiando il sax!

Davide: Sì per avere un maestro, un vero maestro. 

Mirco: Noi poi abbiamo scelto un attore trasformista.

Leo: A proposito del cavallo che sta in copertina: è il cavallo Ribot, che è un cavallo famoso. Ha a che fare con la commistione, con un mosaico realizzato con pezzi diversissimi. Due persone che ballano il liscio, solitamente un maschio e una femmina, ricordano, avendo quattro zampe, il cavallo o il centauro e il centauro era il maestro di tutti gli eroi nella mitologia greca, perché era in sé la parte bestiale e quella umana. Ora, cosa c’è di più diverso di un uomo e di una donna, che però roteano assieme e in questo vorticare si trasmettono saperi e segreti che altrimenti ignorerebbero. Quindi meglio ballare che fare sesso.

Il vostro rapporto con la musica si è evoluto nel corso della vita? 

Moreno: Io ho cominciato a suonare che avevo quattordici anni e nel mio periodo diventava già un lavoro, quindi da lì anche inconsciamente partiva già una storia di professione, anche se ancora andavo a scuola. Fui comunque portato a suonare sempre di più, perché c’era un crescendo di questa di questo genere che poi successivamente negli anni ‘70 si è chiamato “liscio”. Quindi io ho iniziato e mi sono trovato addosso un lavoro, un mestiere, che fortunatamente ho fatto sempre. 

Davide: Per me la musica è sempre stata una specie di infrazione, non l’ho concepita mai come un lavoro e neanche adesso la concepisco come un lavoro. Così è andata per tanto tempo, poi è diventata più lavorativa nel senso di andare in tour, mettere in moto tanta discografia, tanti gruppi indipendenti che in qualche modo ci assomigliavano, però con una specie di difficoltà a chiamarlo lavoro. Questo però non vuol dire non avere una professionalità. Tanti musicisti che io conosco non arrivano dalle scuole, arrivano, come dicono i rapper, “dalla strada” e forse restano ancora sulla strada un po’.

Mirco: Talmente tanta era la passione davanti a me che non ho mai dato importanza ai soldi, a quello che guadagnavo, quello che facevo, non lo sapevo neanche e non lo so tutt’ora. Quando andai a vedere la mia prima batteria a Forlì mio babbo andava a lavorare a San Martino in Strada e non mi poteva accompagnare. Io sono andato a piedi, andata e ritorno, quando ora passo con la macchina e faccio quel pezzo penso: “che roba folle, tutta questa strada a piedi per vedere una batteria”. Dopo qualche mese ho convinto mio padre che l’ha comprata. È un po’ l’esempio che detti alla mia vita, inseguire strumenti e suoni senza mai vederlo come lavoro. Per fortuna poi con Davide è diventato il mio lavoro, però senza montarmi la testa. Ripensandoci è una cosa folle, che rifarei uguale. Andrei a vedere una batteria a piedi.

C’è una parte nella biografia degli Extraliscio che è ci piaciuta molto, una coppia di parole che riflette quello che viene fatto nell’ExtraliShow: tradizione e futurismo. Secondo voi è il binomio principale con cui poter fare cose nuove?

Mirco: Mettere le mani sulla tradizione è la cosa più complicata del mondo. Abbiamo fatto la sigla per i centocinquant’anni del carnevale di Viareggio, un evento più che tradizionale: entrare dentro la tradizione è una delle cose più complicate perché rinnovarla è un po’ come lanciare una nuova moda, non sai come andrà. Noi ce le cerchiamo un po’ le rogne diciamo, però con questa avventura del liscio io spero solo una cosa: che arrivi un qualche gruppo a portare innovazione. Molti ci hanno provato, anche musicisti bravi, però in qualche maniera hanno dovuto mollare tutto, perché in Italia purtroppo abbiamo una omologazione musicale vergognosa. Lo dico perché lo penso, si ascolta veramente musica brutta nelle radio. Poi vai in Germania, ascolti la musica e pensi “si sono sbagliati a mettere ‘sta roba”. Io giro sempre con Shazam per capire cosa stanno mettendo, ma in Italia non mi capita mai. Sarebbe bello che venisse fuori qualche gruppo coraggioso che smettesse di seguir le mode, magari qualcuno segue il nostro esempio di rivoluzionare la musica romagnola. Oppure l’esempio di Davide, che veramente in Italia è uno dei pochi che hanno fatto musica veramente libera perché lui era così, faceva quei due accordi lì e gli bastava per fare una canzone. Ecco, noi vorremmo avere alle spalle qualcuno che spinge.

Secondo voi se c’è un futuro per la musica, non solo di nicchia?

Davide: Posso dirvi che effettivamente dal prossimo anno non ci sarà più questa musica di merda che si sente in giro. Ci sarà una musica completamente diversa, piena di energia. Secondo me si può dire che la musica quando la senti non c’è già più, ce n’è sotto un’altra che sta andando in altre direzioni. A me è sempre piaciuto quello. Quando ero un ragazzino e compravo i giornalini di musica mi piacevano quei gruppi nel momento in cui non si capiva completamente che cos’erano, poi quando si capisce cos’erano ok, va bene, li puoi consumare. Perciò io da “discograficone” rimango affascinato dalla musica che si forma in qualche modo, e ce n’è sempre in giro, basta avere le orecchie e la voglia di stare ad ascoltare. Noi come Ragazzi Morti siamo stati privilegiati, siamo in giro da trent’anni. Se sei sul territorio c’è sempre qualcosa che succede, qualcosa che si muove. Poi vabbè, c’è questo momento brutto, soprattutto per la provincia, che sembra avere meno voce di rispetto a dieci anni fa, perché è tutto più controllato. Le case discografiche sono di nuovo padrone di tutto quello che succede, però non è detto che rimanga per sempre così, è successo tante volte che le cose cambiassero, ci sono dei cicli. L’importante, secondo me, è rimanere sintonizzati sulle cose belle che danno energia.

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INFORMAZIONI GENERALI SU EXTRALISHOW

EXTRALISHOW. UNA STORIA PUNK AI CONFINI DELLA BALERA

Da un’idea di Elisabetta Sgarbi in collaborazione con Eugenio Lio
Spettacolo tra musica, parole e immagini con gli Extraliscio di Mirco Mariani, Davide Toffolo e Leo Mantovani
Alla Regia Betty Wrong e Luca Volpatti.
Cast tecnico: Mattia Dallara (fonico), Claudio Tappi (luci). Prodotto da Betty Wrong di Elisabetta Sgarbi.
In collaborazione con IMARTS.

Elisabetta Sgarbi in collaborazione con Eugenio Lio, che coinvolge gli Extraliscio guidati da Mirco Mariani, Davide Toffolo, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti e noto fumettista, e Leo Mantovani, attore e scrittore fuori dagli schemi.

Extralishow è uno spettacolo totale, che unisce musica, parole e immagini.
La musica dal vivo è ben rappresentata dalla dinamicità degli Extraliscio guidati dalla voce dolcissima di Mirco Mariani, la band che ha fatto ballare Sanremo quando nessuno poteva ancora ballare, nuovamente sul palco con Davide Toffolo e la sua voce graffiante.

Uno show che vanta un repertorio musicale che va da Casadei a Gabriella Ferri, passando per la musica klezmer, il rock, il punk, la balera; dalla chitarra scordata, al pianoforte; da “Marina”, a “La tatuata bella” a “Bianca Luce Nera”.

Sormontano la scena i disegni live di Davide Toffolo, uno dei più amati disegnatori del panorama italiano e internazionale, che si alterna tra lo scrittoio e il microfono.
Infine c’è Leo Mantovani, pronto a sabotare lo spettacolo con divertenti pezzi di storia della musica Folk.

Cast artistico Extralishow:
Mirco Mariani (pianoforte, chitarra Noise, voce)
Filippo Cassanelli (basso, contrabbasso) Gaetano Alfonsi (batteria)
Enrico Milli (mellotron, synth, tromba, flicorno, fisarmonica)
Con la partecipazione di Davide Toffolo (disegni live e voce)
Con le incursioni di Leo Mantovani
Produzione e Direzione: Elisabetta Sgarbi
Responsabile Comunicazione: Riccardo Vitanza

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