Dove cinque gusti musicali diversi si incontrano nascono i Parolima, gruppo ferrarese affezionato alla propria città ma con il desiderio di spargere la voce. Li abbiamo intervistati in occasione del loro primo EP “Colazione”, le cui canzoni, rimanendo in tema, sono un po’ come il succo d’arancia: dolce e con la giusta carica, ma con un tocco asprigno.
Formazione:
Matteo Morini (batteria e voce)
Giacomo Lunardi (chitarra)
Giuliano Sarti (chitarra e voce)
Francesca Marchetti (tastiera, synth e voce)
Olivia Santimone (basso e voce)
Dove vi siete conosciuti e come avete deciso di formare un gruppo?
Olivia: Devo raccontarla? Perché c’è una gag di me che racconto sempre come ho conosciuto Giuliano.
Matteo: No, non penso!
Giuliano: Allora, io e Olivia stiamo insieme. Io poi ho conosciuto Mori tramite lei, dato che loro sono amici.
Olivia: Io e Francesca abbiamo fatto il liceo Roiti insieme, mentre io e Matteo. Ci siamo conosciuti quando eravamo quando io ero in seconda liceo e lui era in prima perché lui e Tiziano hanno suonato insieme al concerto del Roiti, quindi ci siamo incrociati così. Poi io sono entrata a far parte del loro gruppo, quindi noi in realtà suoniamo insieme da quando avevamo 15-16 anni.
Francesca: Poi tutti abbiamo frequentato l’AMF, tranne…
Matteo: …tranne lui [Giuliano]!
Giuliano: Ma Giacomo, come…?
Matteo: Jack ed io ci siamo conosciuti alle superiori, perché in classe con me c’era un suo amico che suonava il basso. Ha detto: sono sempre con un mio amico che suona la chitarra, ma mai con qualcuno che suona la batteria. E alla fine siamo rimasti io e Jack e lui no!
Quindi venite tutti dall’AMF tranne Giuliano. Qual è stato il tuo percorso musicale?
Giuliano: Iper autodidatta, io vengo anche da un altro paese proprio, sono venuto a Ferrara per studi due anni fa.
Il gruppo quando si è formato effettivamente?
Olivia: Hanno iniziato a suonare insieme a gennaio 2022 con un altro bassista, poi sono subentrata io. Ha lasciato per motivi suoi, poi appunto sono entrata io e così siamo rimasti.
Da dove viene il nome “Parolima”?
Olivia: Eccola! Francesca, questa è tua.
Francesca: Eh questa è proprio colpa mia. No vabbè, è partito tutto da una gag. Fondamentalmente, anche in vista del primo live dovevamo trovare un nome e facendo brainstorming non riuscivamo a metterci d’accordo in alcun modo. Ognuno aveva le sue idee…
Olivia: Quelle di Matteo pessime. Qualcosa come “L’isola dei cigni”, cos’era?
Matteo: Ad un certo punto era venuto fuori “Le lacrime di Rupert”, che era figo come concetto, però un po’ eccessivo forse.
Francesca: Insomma, ho preso il telefono, barra di ricerca: “nomi per band”. Esce questo “Parolima”, dico, però suona bene. Olivia ancora non aveva voce in capitolo perché c’era l’altro bassista, quindi questo Parolima, bene o male, piaceva a tutti. Vorrebbe dire “parola limata”, quindi anche un rimando al cantautorato, è calzante in qualche modo.
Giuliano: Però non gli abbiamo mai affibbiato un significato. Suona bene!
Effettivamente è un nome memorabile, non deve avere per forza un significato.
Matteo: No, infatti non c’è l’ha. Però ha una storia!
Entriamo un po’ nel vivo. Poco tempo fa è uscito il vostro primo EP “Colazione”: com’è stata l’esperienza nel complesso?
Olivia: Per me e Francesca è stata una cosa nuova.
Giuliano: Anche per me, a livello professionale è stata la prima volta. Avevo già registrato qualcosa, però le classiche cose in garage di amici.
Olivia: Beh, tutto sommato era un garage con uno studio più o meno serio.
Giuliano: Diciamo di sì, non a livello di quello per l’EP però.
L’avevate pensato già come un prodotto unico oppure magari erano varie canzoni che avete deciso di mettere insieme?
Olivia: Ah, in realtà son cose che vengono da posti diversi. Vai Mori, da dove vengono le canzoni dell’EP?
Matteo: Due ne avevo già registrate io, le altre poi, l’idea comunque per tutti era di fare una roba non a singoli, quindi o EP o album. È stata solo questione di scegliere cosa ci piacesse a tutti.
Olivia: Abbiamo anche scelto i pezzi che erano più pronti per essere registrati, perché avevamo una scaletta già l’estate scorsa che era più lunga di quello che poi è stato registrato perché avevamo già 12, 13 pezzi, tanto che l’idea iniziale era proprio quella di fare un disco. Solo che tra una cosa e l’altra, un po’ per budget e un po’ seguendo quelle canzoni che avevamo curato di più abbiamo deciso di registrare le 5 su cui eravamo sicuri. Per le altre, comunque abbiamo in programma di farlo a breve.
Quindi c’è già il prossimo album in corso?
Olivia: Sì sì, ci sono già dei progetti in lavorazione, vorremmo magari l’inverno prossimo come abbiamo fatto quest’anno, andare a registrare le nuove.
“Colazione” perché è il primo pasto della giornata?
Matteo: Sai che non me lo ricordo perché l’abbiamo chiamato così?
Olivia: Ma in realtà anche quello è stato due mesi di “come lo chiamiamo?” e nomi a caso…
Matteo: Non eravamo al baretto a prendere una piada quando è venuto fuori?
Giuliano: È piaciuto a tutti comunque.
Olivia: Ci siamo guardati e abbiamo detto, ma sì, potrebbe essere quello buono. Il prossimo si chiamerà pranzo, no?
La compilation dei pasti.
Matteo: Esatto! Faremo pranzo, spuntino, cena…
Olivia: Potrebbe essere un’idea, comunque.
Come mai avete deciso di suonare questo genere? Anche in base all’esperienza personale di ciascuno.
Olivia: Tutta colpa di Matteo.
Matteo: Questo no, dai.
Olivia: No allora, la questione è stata che tanti dei brani da cui siamo partiti come gruppo li aveva già registrati lui come solista un paio d’anni fa, poi lui aveva deciso di abbandonare il progetto solista per allargarsi e fare più una cosa di gruppo. Quindi il progetto è partito risistemando i pezzi di Mori e creare una cosa nuova, quindi diciamo che il genere viene da lì. Poi cerchiamo ovviamente di dare ognuno il suo punto di vista, il suo gusto, anche perché io, per dire, ho sempre avuto gusti musicali che si allontanano un po’. Però dalle cose che facciamo in questo momento sto anche riscoprendo e mi sto divertendo veramente tanto.
Francesca: Anch’io allo stesso modo, è da un anno che ascolto praticamente solo musica in lingua italiana, mentre prima magari ascoltavo molte più cose in inglese. Quindi vedo che sto ascoltando del gran pop-indie italiano perché Mori mi ha fatto anche scoprire questi generi. Effettivamente è stato anche un po′ un mettersi in gioco in un genere che magari non era subito nelle nostre corde. Ecco qui ci siamo trovati bene.
Olivia: Stessa cosa anche per Giacomo, lui suona in un gruppo che fa stoner super peso. È molto impegnato, bravissimo chitarrista Giacomo.
Quindi venite tutti da background di ascolto, diciamo, diversi, però vi siete ritrovati.
Olivia: Certo, ci son sempre gusti in comune, per dire io e Matteo condividiamo l’amore eterno per i Beatles con cui Giuliano invece fa fatica.
Giuliano: Io e Matteo per i Foo Fighters.
Matteo: Vero!
Francesca: Io e Olivia per tutto praticamente, condividiamo un sacco dal punto di vista musicale perché noi ci conosciamo da undici anni, è stata molto lei a mandarmi album, consigli eccetera, perciò veramente ascoltiamo tante cose simili.
Come è stato il vostro primo approccio alla musica?
Giuliano: A me è successo in prima media, abbiamo avuto la fortuna di avere una scuola media in cui nelle ore di musica si andava a suonare, c’erano tutti gli strumenti disponibili. E lì ho scoperto la chitarra, ricordo che all’inizio neanche mi piaceva, mi scocciava, poi in seconda ci fecero fare “Smoke On The Water”, quindi…
Olivia: Primo passo di tutti.
Giuliano: E poi l’ho sempre portata avanti un po’ per conto mio. Quando andavo a lezione, le poche volte che andavo era più che altro per imparare dei pezzi. A livello teorico non ho mai approfondito troppo lo strumento.
Francesca: Io invece mi sono avvicinata alla musica soprattutto grazie a mia mamma che suona il mandolino da quando era giovanissima, quindi quando avevo sei anni mi ha iscritto al coro di voci bianche al Conservatorio, poi mi sono spostata. Quindi ho iniziato così, poi anch’io ho fatto le scuole medie a indirizzo musicale, ho studiato il flauto traverso, ho continuato un po’ a studiare lo strumento proprio qui con Ambra, poi ho lasciato il flauto e continuato col canto, sempre con lei che in effetti è una figura di riferimento in questo.
Matteo: Mio nonno aveva un sacco di vinili, me li faceva ascoltare. In realtà, però, l’idea di di suonare uno strumento penso di averla avuta io alle medie. E da lì è venuto l’impulso dello strumento, ma sicuramente da mio nonno ho ricevuto abbastanza input.
Olivia: Ah io sono ci sono cresciuta in mezzo, perché mio papà è chitarrista jazz, insegna al Conservatorio, ha insegnato in tutti i conservatori possibili immaginabili in Italia e adesso si è stabilito a Ferrara. Suo fratello uguale, però insegna pianoforte al Conservatorio di Siena. Mio nonno, cioè il padre di mio padre e suo fratello, anche lui era musicista cantautore, ha pubblicato anche tante cose a nome suo. Dall’altra parte però anche mia mamma mi ha dato forse più la passione dei miei anni delle medie. Quindi rock, fondamentalmente, dei gran Pink Floyd, anche se i miei primissimi ascolti, le prime cose che ricordo erano i Beatles e Bob Marley: “Legend”, in macchina, è il primo disco che ricordo. Poi, appunto, io ero proprio matta per la musica, fin da quando ero piccolissima, tanto che mi son dovuta far regalare un piccolo lettore MP3 già a cinque anni, perché senza non ci volevo proprio stare.
Ho iniziato a suonare il pianoforte che ne avevo sei, poi in quarta o quinta elementare ho iniziato a suonare la chitarra e da lì ho sempre suonato, ho sempre suonato la chitarra. Anche se in realtà nei miei gruppi ho sempre suonato il basso! Vabbè, io sono ancora qua che sogno che un giorno qualcuno mi faccia suonare la chitarra. Da quest’anno suono il sassofono con la Stefy [Stefania Bindini]. Ogni anno, quando Formi [Roberto Formignani], mi vede mi chiede: ma quanti strumenti vuoi suonare?
Il videoclip di “Nulla è normale” è molto particolare: com’è stato il processo?
Francesca: Seguendo il titolo della canzone, abbiamo voluto fare tutte queste scene fuori di testa, ecco.
Giuliano: Ci siamo messi lì qualche sera con carta e penna. Anche Daniele Fugarese ci ha messo molto del suo.
Olivia: Anche perché in realtà quando Matteo aveva registrato “Nulla è normale”, c’era già un videoclip che si vede nell’ultima scena, quella dove ci siamo noi che spegniamo la TV, c’è lui con i capelli rosa. Volevamo dare un taglio un po’ diverso rispetto alla prima cosa che era stata fatta. Semplicemente ci buttiamo delle robe un po’ strane, no? Normali tra virgolette, insomma. E ci siamo divertiti tantissimo.
Francesca: È stato girato tutto in due giorni, correndo da una parte all’altra, con tutte le luci e materiali vari.
Matteo: Beh, il secondo giorno abbiamo fatto campeggio da te.
Vi piace stare davanti alla videocamera? Fareste altri videoclip in futuro?
Olivia: Sì sì, siamo grandi fan della videocamera.
Matteo: C’è chi addirittura potrebbe fare l’attore dicono…
Giuliano: Ah, io non mi ci sento troppo a mio agio, però dovevo.
Olivia: Comunque sì, sicuramente abbiamo in programma altri videoclip anche per l’anno prossimo, quando registreremo il prossimo disco. Selezioneremo uno o due brani, dipende sempre dal budget. Però già con questo disco siamo stati molto contenti perché siamo riusciti ad autofinanziarci quasi tutto con i concerti che abbiamo fatto l’estate scorsa, quindi è stato molto soddisfacente vedere che quasi tutta la spesa è stata coperta dalla cassa comune.
Infatti avete fatto anche un bel po’ di live.
Giuliano: Quanti, 13/14?
Francesca: Se si contano anche quelli della primavera anche una ventina.
Olivia: Per essere una cosa che esiste da un anno, un anno e mezzo. Comunque lì siamo fortunati. Abbiamo il manager interno che manda mail, rompe le palle…
Giuliano: È molto bravo a fare queste cose, a trovare le date.
Olivia: Fossi io la responsabile di questa cosa si sarebbe suonato due volte e basta, forse gratis.
Francesca: Olivia è quella disordinata.
Olivia: Sì, io disorganizzata, lui invece è molto fiscale, ci vuole qualcuno così per suonare tanto. Oppure qualcuno che coordini da fuori, però ovviamente se sei all’inizio non hai nessuno, se non lo paghi. Lui è veramente molto determinato in questa cosa, va di persona nei locali a chiedere. Ormai lo conoscono tutti nei locali di Ferrara, Padova, Bologna, al mare…
Matteo: Eh sì al mare sono molto molesto.
E cosa vi piace di più della performance live?
Matteo: Tornare a casa? No, dai.
Giuliano: Io un po’ il tutto. Durante devo ammettere che non riesco mai a godermela, ho sempre la testa connessa e preoccupata della prossima mossa
Olivia: Di solito ci vuole un po’ per fargli capire che è andata bene.
Giuliano: Del live mi piace il giorno dopo. Chiaramente non è che ci sto male, eh, però me lo godo i giorni dopo.
Olivia: Ah, Francesca i primi live aveva la faccia verde.
Francesca: Anche qui ad Un Fiume di Musica, a parte che c’era la piattaforma che galleggiava. Anch’io ho bisogno di qualche pezzo per sciogliermi. Sto migliorando rispetto ai primi live.
Giuliano: Un sacco.
Francesca: Verso un quarto della performance mi sento molto tranquilla, quindi mi piace anche nel momento stesso, nel momento in cui supero i primi due o tre pezzi.
Olivia: Io e Matteo invece siamo quelli molesti, che hanno la parlantina facile e ogni tanto bisogna farci stare zitti, perché tendiamo ad esagerare ed ammorbare un po’ la gente. No, a me piace molto, mi è sempre piaciuto. Poi soprattutto con loro sto scoprendo l’idea del live con delle persone che ti vengono a vedere, magari anche spesso e volentieri. Nel senso che, finché magari hai 15, 16 anni, hai il tuo gruppetto che fa cover, magari c’è il locale magnanimo che ti fa suonare e ti dà anche 50 euro… sono quelle le situazioni, invece, anche solo la serata all’Officina Meca che abbiamo fatto, abbiamo organizzato noi il party per l’uscita del nostro disco. Insomma, siamo stati veramente contenti di vedere quanta gente è venuta. Abbiamo fatto sold out con la prenotazione dei biglietti, ovviamente gratis, però insomma, è stato veramente bellissimo.
Matteo: Dell’Officina Meca mi è piaciuto che ci fossero altri gruppi che conosciamo, che si impegnano, dove c’è passione. A me piace proprio prima di salire sul palco vedere che c’è tutta la gente lì, i tuoi amici, gente nuova che è venuta apposta perché gli piace la proposta, e mi piace l’idea che ci si sia accumunati ci sia.
Olivia: Io ho vissuto un anno a Urbino, ma al di là di quello non è che ho idea di come funzioni nelle altre città. Però, devo dire che a Ferrara io ho sempre sentito che c’è una bella scena musicale, bella, compatta e una bella squadra, diciamo, ci ho sempre sguazzato dentro, mi ci sono sempre trovata veramente tanto bene, sempre nuove proposte e tanti bravi musicisti. Poi, soprattutto c’è un bel sostegno tra gruppi, ci si va sempre a vedere. Poi ci si ascolta anche, quando esce il disco si va subito ad ascoltare. Quindi secondo me è un bell’ambiente in cui crescere musicalmente.
Qual è stato il live in cui vi siete divertiti di più?
Olivia: Io me la giocherei tra Officina Meca, Il Solito Festival e anche qua ad Un Fiume di Musica. Anche Porotto alla sagra della pizza
Matteo: Infatti, Porotto mi è piaciuto.
Francesca: Beh, anche Padova.
Olivia: Molto bello anche lì, appunto, bel locale con gente nuova che ovviamente non ci conosceva, perché a Padova dei nostri forse un paio di persone magari sono venute, però là tanta gente nuova, super carichi, super risposta.
Matteo: Tutto quel periodo in cui facevamo un sacco di robe d’estate, c’era caldo, ho visto proprio un fulmine: questa è la nostra serata. Anche il Release Party.
Olivia: L’estate scorsa abbiamo suonato sempre noi quattro, perché Giacomo lavorava in Toscana, quindi tutte queste serate, tranne quella del Party, le abbiamo fatte in quattro. E adesso che ci siamo più abituati, per fortuna questo lui rimane a Ferrara, quindi una formazione piena. Anche perché, rendendosi conto, essendo abituati adesso a suonare sempre in cinque, se una volta si suona senza di lui si sente che manca veramente tanto, dà un contributo veramente essenziale a livello strumentale.
Qual è la vostra canzone preferita dell’EP? Sia da ascoltare che da suonare.
Giuliano: A me quella che piace di più da ascoltare è “Nulla è normale”. Da suonare, “Equilibrio razionale”, ma perché la canto, l’ho scritta io, la sento in un altro modo.
Francesca: A me piace molto “Equilibrio”, anche come è venuta fuori da registrata, poi vabbè, a me piace anche “In bilico”, perché l’ho scritta, cioè è un testo anche mio, poi anche da fare soprattutto live, perché è un pezzo molto ritmato e quindi mi dà proprio carica, è un pezzo che mi fa sciogliere effettivamente.
Matteo: “Ciao”, potrebbe essere. Mi piace anche quando la suoniamo, se c’è la Virgi, la mia ragazza, che guarda la sento in un certo modo. Daniele, quello che ci ha fatto il video, l’ha sentita e si è messo a piangere, mia mamma uguale. Per quello secondo me emotivamente mi piace. Invece mi piace molto anche “Libero dalle costrizioni” da suonare perché poi sul ritornello ci aveva dato una grossa mano Giuli, il primo bassista, quando anche lui arriva che lo canta mi piace perché mi ricorda anche lui.
Olivia: Anche a me “Libero” piace. Sicuramente tra ascoltare e suonare due diverse. “Equilibrio razionale” mi piace da ascoltare, “In bilico” da suonare, per lo stesso motivo che diceva Francesca, perché è bello vedere la risposta della gente, che salta, e poi noi ci divertiamo e facciamo un po’ i cretini. Però anch’io spezzerei una lancia a favore di “Libero dalle costrizioni” perché è andato un po’ in sordina, è stata una di quelle meno ascoltate, però noi ci divertiamo perché cantiamo tutti insieme.
Le vostre canzoni sono tutte molto allegre, come musicalità, mentre i testi sono in contrasto: come mai questo abbinamento?
Giuliano: Per quanto riguarda “Equilibrio”, quella che ho scritto io, non c’era la volontà di creare quel contrasto. Semplicemente è stato proprio un flusso. Fra l’altro è stata scritta in due giorni perché dovevo proporla per un laboratorio al Sonika. Però non c’è un motivo, non era voluto, ecco.
Olivia: Però si sentiva meno, secondo me, nelle prime versioni di Matteo, cioè le tue prime versioni avevano tutte un aspetto più cupo, anche per come sono state suonate.
Matteo: Vero, le nostre sono un po’ più “allegreggianti”, il che non è male secondo me. Perché magari la riflessione, se tu gli dai anche una pesantezza musicale, sembra sempre che è tutto quello che vedi, che è tutto ansia, tutto un peso, però anche l’avere questo aspetto più leggero può abbracciare bene gli stati di non-quiete.
Olivia: In generale noi siamo sempre abbastanza caciaroni, però “molto allegri” sappiamo tutti che non è sempre vero, magari come primo impatto possiamo dare questa impressione quindi secondo me ci sta che facciamo uscire un po’ quello che siamo. I momenti tristi di Mori vengono fuori nelle canzoni. Dice: “ho scritto questo pezzo”. Ma perché hai scritto che ti vuoi uccidere sei volte? Ogni tanto dobbiamo fermarlo, dopo la sesta volta che dice “piangere”, “lacrime”, basta.
Matteo: Su dieci ce n’è una dove arriva bene e convince, però le altre servono per arrivare a quell’una.
Olivia: Facciamo molto lavoro di trasformazione insieme, perché lui è il più produttivo di tutti, i tre quarti delle proposte arrivano sempre da lui, poi per uniformare un po’ la cosa al gusto di tutti quanti c’è sempre un momento in cui guardiamo insieme.
Quindi con con queste canzoni che atmosfera vorreste creare nell’ascoltatore?
Olivia: Beh, è un mood secondo me leggero di base sicuramente, cioè sono canzoni super easy listening, da ascoltare la mattina mentre ti fai una corsetta… poi appunto, magari c’è chi si concentra più sul testo e arriva dentro ai buchi neri di Mori o anche di Giuliano e di Francesca, perché anche lei con “In bilico”…
Francesca: Che poi in realtà è un testo di sei anni fa, l’ho ritirato fuori e l’ho tradotto perché era in inglese. L’evoluzione di questo pezzo è un po’ particolare, anche lì l’accostamento, testo e musica è dovuto proprio al fatto che ci siamo messi insieme a lavorare sul pezzo. Io non sono autonoma dal punto di vista della composizione proprio strumentale, no? Quindi avevo in mente il testo, la melodia e dopo lui ha fatto la base con un mood molto più allegro.
Olivia: Secondo me adesso più suoniamo insieme, meglio la cosa funziona. Abbiamo ancora del lavoro da fare sulla ricerca di una coerenza di gruppo, sia appunto nel modo di scrivere che nel lavoro di sistemazione dei pezzi finali, però continuando a fare come stiamo facendo adesso, presto o tardi, riusciremo a trovare qualcosa che convince tutti in modo definitivo.
Qual è il miglior momento per ascoltare la vostra musica?
Matteo: Beh, “Colazione”…
Francesca: Magari anche quando si fanno le cose a casa, mentre lavi piatti.
Giuliano: Io non so, non ho mai vissuto la musica in questo modo, quindi non saprei proprio rispondere, cioè se una cosa mi piace non importa il momento.
Olivia: Anche io, magari vado in fissa con una cosa per una settimana, la ascolto qualsiasi cosa io stia facendo.
Matteo: Io sono abituato ad ascoltare la musica seriamente alla mattina, mi dà l’idea di partire.
A questo punto ne approfittiamo, come vivete voi la musica da ascoltatore? Diciamo “dall’altra parte”.
Giuliano: Io mi sono sempre focalizzato molto, e tutt’ora, sulla parte strumentale, poco sul testo. Ci sono dei mood particolari che a me piacciono, certe progressioni, quindi diciamo che cerco quella cosa. Se è un po’ scontata spesso non mi piace, però dipende anche che elementi ci sono dentro, tipo ultimamente sto ascoltando una canzone molto classica come giro, però essendoci tante note con la settima, a me quella è una cosa che mi crea un’atmosfera molto bella.
Francesca: Anch’io come Giuliano mi sono sempre forse soffermata più sulla parte strumentale. Però da quando suono nei Parolima, avendo iniziato ad approfondire molto anche la musica in italiano, sto dando più attenzione anche proprio a quell’aspetto. Quindi riascolto, per capire bene come vengono messe insieme le varie parole. E a livello di ascolti come dicevamo prima, sono tendenzialmente molto curiosa, quindi mi piace proprio andare a spulciare. Mi piace anche moltissimo lo scambio musicale con le persone, perché credo che aiuti tantissimo a creare anche legami, una cosa anche molto personale.
Matteo: Io invece faccio fatica, non mi piace consigliare e non mi piace manco essere consigliato.
Olivia: Madonna, a consigliare una roba lui non la ascolta neanche morto.
Matteo: Cioè, dev’esserci il momento, banalmente pensate a Milano, loro hanno messo su un pezzo e mi è piaciuto. Ma anche per dire, con gli Antimonio ci suonavo prima, però adesso che la vivo da ascoltatore mi piacciono di più i pezzi, mi arrivano proprio.
Olivia: Invece per quanto riguarda me, sicuramente è una cosa che risale proprio da quando neanche mi ricordo quali sono appunto le prime cose che ho ascoltato, se non per tutti i ricordi su Bob Marley e i Beatles. Io ho sempre avuto un bisogno di ascoltare musica. Proprio fondamentale, io non vivo senza ascoltare musica. Sono sempre stata fissatissima coi testi fin da quando ero bambina, io ho imparato l’inglese che ero molto piccola, perché a furia di ascoltare i Beatles sapevo in quinta elementare tutte le canzoni a memoria. Anche quando mi capita di ascoltare qualcosa anche in altre lingue, la prima cosa che faccio se mi piace tanto è andarmi a vedere il testo e che cosa vuol dire.
Matteo: Questa la so anche per Jack la risposta. Lui è più attento alla parte strumentale, senza dubbio, però invece una cosa che anche a me ha insegnato molto è l’attenzione all’arrangiamento, ai dettagli, a cui è sempre stato attento.
Voi vedete la vostra musica più in Italia o vi piacerebbe anche magari diventare più internazionali in futuro?
Francesca: Se si riuscisse a portare l’Italia fuori non sarebbe male.
Olivia: Ovviamente per noi sarebbe un sogno già che le persone ci conoscessero a livello nazionale, poi con le cose che abbiamo fatto fino adesso siamo veramente contenti della risposta che abbiamo avuto, quindi sicuramente l’intenzione è quella di andare avanti così, cosa succederà lo vedremo nel futuro.
Matteo: A me piace poco girare. In realtà è paradossale, per suonare ho sempre voglia, quindi sì andare anche all’estero mi piacerebbe. Viverci no
La domanda personale per ultima: pensate di essere cambiati come persone con il vostro percorso musicale? Se sì, come?
Giuliano: Io principalmente lo stare in gruppo. Interfacciarsi con altri per forza ti mette di fronte a cose irrisolte dentro di te. Io ne avevo abbastanza, devo dire. E sì, su quello mi sento molto cambiato.
Francesca: Dal punto di vista del del gruppo mi ci sono ritrovata, ci ho pensato qualche giorno fa, dicevo: cavoli, ma prima non avevo l’impegno delle prove e anche tutto quello che porta con sé, magari finiamo le prove, andiamo a mangiarci una cosa insieme. Quindi anche proprio il legame con le persone. Sono proprio momenti di convivialità che mi piacciono molto. Anche perché insomma mi trovo bene con loro, anche dal punto di vista dell’amicizia.
Matteo: Il percorso musicale, anche in base a quello che suonavo, è cambiato. Perché partito dal fare cover dei Led Zeppelin, di Hendrix, Deep Purple, poi ho continuato con dello stoner, quindi tutt’altra roba rispetto ai Parolima. Lì mi sono reso conto che avevo voglia di provare a scrivere i pezzi, quindi a registrare da solo, poi ho pensato che forse serviva avere un gruppo, e quindi anche mettermi in gioco. Doversi confrontare mi metteva para, perché più che altro ti senti che ti che ti sei esposto. Però mi hai aiutato più che altro anche a parlare, sì, sono sempre stato uno loquace, ma a volte non troppo. Invece il il gruppo ha insegnato anche a parlare. Anche se uno non ti capisce chissene, dirlo è importante perché diventi tu più trasparente e più sei trasparente più gli altri ti vedono per quello che sei. Questo mi ha insegnato, secondo me, il gruppo.
Olivia: Per me è stato un momento in cui sono tornata indietro a com’ero qualche anno prima, perché io ho avuto un lap di qualche anno, soprattutto con i primi anni dell’università. Io ho studiato matematica e avevo amici, magari io e lui ci eravamo un po’ persi di vista negli anni in cui ho iniziato l’università…
Matteo: Begli anni per te.
Olivia: Begli anni, gran begli anni, appunto, non eri in mezzo. Insomma, fino alla quinta liceo io e lui abbiamo suonato insieme, praticamente in terza e quarta suonavamo tutti i giorni in garage da Tiziano a provare, ed era una dimensione che a me mancava proprio visceralmente, perché io ho bisogno di suonare, ho bisogno della musica nella mia vita. Proprio sempre stato fondamentale per me. Quindi, in quegli anni in cui io e lui ci eravamo un po’ persi, non avevo nessuno con cui suonare, perché magari delle persone che frequentavo magari le uniche con cui condividevo questa cosa erano Francesca e altre due amiche.
Francesca: Avevamo questo progetto di canto a cappella.
Olivia: Esatto, un po’ pazzo, abbiamo iniziato a seguire quel corso di barbershop io, lei e le altre due ragazze. Si suonicchiava un pochino, però non era la dimensione del gruppo di cui avevo bisogno io che mi mancava tanto. Con la fine dell’università Matteo ha iniziato a mettere su i suoi pezzi, mai avrei detto che si sarebbe creata questa situazione. Nei primi anni dell’università ho cercato questa dimensione anche con altre persone, ho provato a inserirmi in altri gruppi ma è stato un po’ un fallimento, soprattutto con persone che non conoscevo. È stato un po’ ritornare indietro a quella che sono davvero.
Matteo: C’è Giuliano che la prende in giro.
Olivia: Immagino, lo vedevo che mi stava prendendo in giro.
Giuliano: A lei piace divagare, si perde e non se ne rende neanche conto.
Olivia: Era troppo lunga? No dai, alla fine sono tornata indietro!
Matteo: Era lunga ma è stato bello, mi sono rivisto anche nel passato, ho seguito il discorso.
L’EP “Colazione” è disponibile su tutte le principali piattaforme.