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Raffaele Cirillo

Intervista Ad Alessandro Frignani

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Raffaele Cirillo

Dopo una puntata di Wah Wah Music che teniamo insieme a Simone Guidi su Web Radio Giardino, in cui ci siamo interrogati tra le altre cose di come si fruisce la musica al giorno d’oggi e come sta cambiando il mercato discografico nell’era digitale abbiamo deciso di intervistare Alessandro Frignani, gestore di Pistelli & Bartolucci in pieno centro città per saperne di più grazie alla sua decennale esperienza nel settore.

Questo negozio è un’istituzione a Ferrara, raccontaci la sua storia e da quando tu sei qua?

Il negozio è nato nel 1857, ma personalmente gestisco l’attività dal 1996. Prima avevo un negozio di dischi in Bersaglieri del Po finché non sono stato contattato dagli ex proprietari che avevano deciso di chiudere qua in Corso Giovecca, quindi per due/tre anni ho tenuto entrambe le attività e terminato il mio contratto d’affitto mi sono trasferito. Perciò il negozio ha una storia di 160 anni.

Come è cambiato il mercato discografico in questi anni?

Ad essere sinceri c’è stato un calo naturale progressivo nel corso di ogni anno. Inoltre, nonostante il ritorno del vinile, che rappresenta comunque un mercato molto parallelo se non di nicchia le vendite fisiche sono calate passando dai fatturati stratosferici a fatturati normali.

Quanto ha influito invece l’avvento della grande distribuzione?

Il problema iniziale del calo delle vendite fisiche è da ricondurre proprio  alla grande distribuzione iniziata nel ’91.
Questo ha causato disastri in tutti i settori merceologici, specialmente in quello dei  dischi perché la loro era una vendita sottocosto e ha costretto alla chiusura di molti negozi, avendo loro più settori, dove, se da una parte guadagnano e dall’altra parte perdono, non gliene frega nulla.
Quindi, vendendo CD a prezzo di costo o addirittura al di sotto, hanno rovinato il mercato. Ora ci pensa Amazon alla grande distribuzione. Comunque, se ci fate caso la grande distribuzione ha rimpicciolito tantissimo la sezione CD a favore dei DVD.
Anche perché avranno capito che pagando qualcuno per vendere dischi sottocosto non conveniva. Il valore aggiunto che si da alle persone che vengono in un negozio come questo è che trovano qualcuno di competente e preparato dietro il bancone.
Noi offriamo un servizio che non offre nessuno. Grazie ai nostri fornitori, facciamo arrivare da tutto il mondo dischi che in italia non si trovano o fuori catalogo da anni.
È sempre stata l’importazione uno dei miei pallini.

Quindi alle grande Major discografiche di tutto ciò non interessa nulla…

Forse la colpa è soprattutto loro perché gli interessa solamente fatturare, sono state loro a foraggiare la grande distribuzione a scapito dei piccoli negozi.
Ad esempio quando noi avevamo dei resi da fare non venivano accettati, quando invece a loro prendevano indietro qualunque cosa. Tutto questo era dovuto anche alla loro forza contrattuale perché ad esempio loro, con la Sony, dicevano io vi prendo 5000 pezzi di quel televisore e voi in cambio mi fate questo reso.

Mentre i ragazzi giovani cosa ascoltano e comprano?

Al momento la mia clientela giovanile acquista pop e il rap italiano orientandosi verso  artisti semisconosciuti che hanno contratti con label indipendenti e che magari diventano “importanti” come Fabri Fibra. In questo tipo di mercato  succedono cose strane.
Per esempio, vendo 5/10 copie di un disco rap il primo giorno d’uscita poi non te ne chiedono più.
Un altro fenomeno non trascurabile è quello dei Talent Show, dove la tendenza di vendite è simile  a quella del rap e dell’hip hop.
La maggior parte scompaiono nel giro di poco, come le boy band, 6 mesi e non gliene frega più niente a nessuno. Poi magari c’è qualcuno che è bravo, ha un buon produttore e un buon repertorio come Marco Mengoni, Noemi e Annalisa che hanno effettivamente continuato.

C’è il rischio che i talent e quello che penso sarà il monopolio di Amazon possano in futuro avere il potere di indirizzare le vendite?

È possibile ma mi sembra strano che i grandi nomi che hanno un’importanza così grande nel mondo della musica, non solo artisticamente ma anche a livello commerciale, possano venire messi da parte per favorirne altri. Secondo me è improbabile specialmente se pensiamo che questi nomi possono fare anche dei dischi “scadenti” e vendere comunque molto. Un esempio potrebbe essere  “The Endless River” dei Pink Floyd dove c’è solo un brano composto da Gilmour e sua moglie e il resto è tutta roba di archivio assemblata, quindi non uno dei dischi indimenticabili e straordinari della loro carriera.
Tutto questo è stato confermato dalle vendite che ad un certo punto si sono fermate infatti, ma al momento dell’uscita erano primi in classifica.

Cosa ne pensi invece di Spotify?

Può risultare utile. Infatti, chi ascolta l’album su Spotify magari lo viene a comprare qui in negozio per avere la copia fisica.

Qual è la tua opinione su eventi come il Record Store Day?

È un’iniziativa che chi la fa in grande stile può ricavarne delle soddisfazioni, ma a parte qualche grosso nome, per esempio Bowie che ha avuto un grande riscontro perché era uscito un disco inedito live, doppio, costoso.  C’è troppa offerta in quei giorni.
Ti trovi di fronte a decine di stampe, ristampe e picture ed è impossibile  prendere tutto.
Anche perché il record store day dura un giorno, mettiamo anche una settimana, come fai a riempirti il negozio con tutta questa merce?
Io mi trovo un po’ in difficoltà ma capisco che sia una bella iniziativa per il vinile e per i negozi.  Sul vinile non mi sbilancio mai tanto perché al giorno d’oggi bisogna cercare di tamponare le vendite e c’è talmente tanta offerta in certi periodi dell’anno e specialmente nel record store day.
Nel periodo di Natale capita che le case discografiche ti riempiono il mercato di roba e ti trovi con dei pezzi da novanta che si convergono tutti in una settimana, 15 giorni. Dal punto di vista delle vendite, il Natale dura un giorno o due e in quei giorni faccio di più che in una settimana durante l’anno. Risulta difficile controllare una mole simile.  Vasco Rossi, Cremonini, Negramaro, escono tutti in quei giorni li. Sarebbe meglio che li diluissero durante l’anno.
Poi ci sono dei fenomeni come il disco di Cristina d’Avena dove canta le sue sigle con dei duetti ed è stata prima in classifica di vendite, non so se ci rendiamo conto.  

Sulla musica ferrarese?

C’è stato un attimo che Thomas Cheval ha avuto un certo riscontro poi è scomparso completamente.
Mi è piaciuto molto il disco di Alice Pisano, ma di locale vendo qualcosa degli Strikes, Alfio Finetti, Go Flamingo.
Vasco Brondi vende molto e vendeva già dagli inizi quando aveva ottime recensioni su carta stampata. Anche l’ultimo disco è andato benissimo, io tengo sempre delle copie della sua discografia. Tuttavia, a livello locale, da sempre non ho mai visto delle cose eclatanti.

Ringraziamo Alessandro per il tempo che ci ha dedicato durante l’orario d’apertura del negozio che vi consigliamo altamente di visitare.
Prima di congedarci ci ha fatto notare come le uniche vendite nel periodo trascorso nel negozio siano state: Il film “Il Giardino dei Finzi Contini”, Darkness, Mario Biondi, Mina-Celentano e Kaufmann.

Raffaele Cirillo, Vittorio Formignani

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