In occasione del Wah Wah Music Fest abbiamo voluto sentire la voce dei protagonisti di questa edizione.
Quest’anno si sono esibiti sul palco della Nuova Darsena due gruppi: i Guida Galattica e gli Antimonio.
Tappa importante per entrambi che suggellerà ancora una volta la voglia di portare musica inedita e travolgente all’interno della rassegna “Un Fiume di Musica”.
Qualche giorno fa ho avuto l’occasione di intervistare gli Antimonio e di fare a loro alcune domande.
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Di seguito l’intervista:
Racontateci in poche parole il vostro percorso creativo e produttivo:
L’interazione tra competenze, conoscenze, preparazioni distanti e talvolta divergenti tra noi, rende il nostro bagaglio condiviso, anche extra-musicale, un vasto e complesso sistema spesso soggetto a contaminazioni.
Le ispirazioni nascono e crescono nei racconti e nelle impressioni che con ammirazione e sorpresa condividiamo. Difficile e riduttivo cercare un singolo fulcro creativo.
Per queste riassuntive motivazioni il nostro “stile” rimane perennemente in viaggio, preferibilmente aperto a nuove rotte e linguaggi.
Conseguentemente a quanto esposto, il processo produttivo è variabile, subisce e affronta contemporaneamente il tempo e le scoperte che per natura fatichiamo a pronosticare. L’andamento è ancora vagabondo, siamo nomadi piuttosto incontentabili e non ambiamo la staticità.
Come pensate che la vostra musica possa evolversi nei prossimi anni?
Il divenire gradiamo accoglierlo con entusiasmo, non ci soffoca, sudiamo con soddisfazione nel presente.
L’essere metamorfico del progetto facilita ampie prospettive.
Noi troviamo significativa la costanza e l’accanimento collettivo a questo rombante motore che abbiamo deciso di nominare “Antimonio”. Un’analisi macro-tematica delle nostre liriche potrebbe alludere forse ad un certo tipo di fotografia.
Qual’é la direzione che volete prenda la vostra musica anche dal vivo?
Rinnovare il repertorio diventa una occasione assolutamente stimolante. Siamo alla ricerca di una risonanza lucida e trasparente circa i nostri tentativi di estensione creativa, ricca di cadute ma anche di luminosi traguardi.
Ci dimeniamo in un periodo di intensa attività circa interventi che vogliono scaturire un profilo a fuoco per quanto riguarda sonorità e tematiche. Limare la nostra grammatica interiore rendendola sempre più precisa, coesa e coerente rimane un obiettivo pulsante. L’architettura dei contenuti che cerchiamo di divulgare ad alto volume è ancora a uno stadio rudimentale.
Il margine di crescita e progresso ci persuade ogni volta che chiudiamo alle nostre spalle la porta della sala prove. paesaggistica-sociale che ci accomuna. Lo scenario può apparire ristretto, quando a nostro parere la nostra piccola “provincia musicalmente espressa” ha confini assolutamente valicabili.
Ed è proprio sulla soglia, sui limiti, che troviamo la giusta tensione ed energia per far girare una macchina dotata di un nitido specchietto retrovisore, che spesso ci consente di fare inversioni temporali, ripescando, in un’ ottica di riqualificazione, anche le prime impronte sonore sedimentate.
Qual è il vostro rapporto con il pubblico e cosa provate quando suonate dal vivo?
Piacevolmente valorizziamo lo scambio con il nostro pubblico: una ristretta tribù assolutamente fedele e vicina alle nostre canzoni. Durante i live si crea spesso un galvanizzante magnetismo che trascende il palco e i ruoli.
Siamo allegramente ospiti della medesima festa, in certi casi una vera celebrazione di amicizia e affetto reciproco. Delineare una trama narrativa e/o una guida filologica tra i brani allo stato attuale, in questa tempesta di novità ed eventi è probabilmente una dittatura piuttosto angusta e disfunzionale alla ricerca.
Prima pensiamo necessario capire quale vestitosia più adatto alla nostra carriera, che vorremmo sia una lunga e caotica cerimonia, documentata come un video bootleg di culto da esaminare con occhi stupefatti.
Giovanni Remondi