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Eleonora Maria Catalano

ANTIMONIO – Tra passione, musica e divertimento

ANTIMONIO – Tra passione, musica e divertimento

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Eleonora Maria Catalano

Gli ANTIMONIO sono un gruppo punk-rock che da fatto il proprio debutto nel 2022 con “Radar”, un’EP formato da 7 brani in italiano densi di significato e musica.

I componenti del gruppo sono:

Badi Assaf: chitarra

Maxim Cavazzini: chitarra e voce

Davide Canella: batteria

Giulio Testi: autore ed ex bassista

Renato Chiccoli: basso e voce

foto copertina 

Quando si è formato il gruppo, ci sono stati cambiamenti dall’inizio? 

Badi: Il gruppo è nato ad inizio 2021, in questo periodo siamo andati prevalentemente in sala prove a perfezionare i brani composti da me e Giulio. Prima però già nel 2020 io e Giulio ci eravamo dedicati alla creazione e arrangiamento dei pezzi stessi, la formazione del gruppo vero e proprio è avvenuta a fine 2021 grazie a Roberto Formignani, presidente della scuola di musica, quando abbiamo iniziato a provare effettivamente i brani suonando Punk-Rock e alternative Rock.

Abbiamo anche una new entry ovvero Renato, entrato nel progetto da poco tempo ma con tanta voglia di fare.

Davide: Il progetto inizialmente è partito con Badi, Giulio, Matteo, Maxim e Riccardo alla tastiera. Io invece sono entrato nel progetto a settembre del 2022 e quindi i membri per un certo periodo siamo stati io, Badi, Maxim e Giulio come ultimo arrivo, c’è Renato.

Maxim: Riccardo, che costituiva la parte elettronica, non fa più parte del gruppo ma è comunque presente nell’EP. La parte elettronica in futuro potrebbe tornare, anche con una certa rilevanza, però per il momento facciamo senza.

Com’è nato il nome ANTIMONIO? 

Giulio: Beh per quanto riguarda il nome, ci siamo lasciati attrarre fortemente dalla sonorità della parola, oltre a rimaner colpiti dalle sue rappresentazioni in ambito alchemico, con la sua natura animale e selvaggia, che spesso è ricondotta al lupo. 

prima formazione foto 

Qual’è il vostro percorso musicale, avete studiato o siete autodidatti?

Maxim: Io sono iscritto ad un corso a scuola di musica più che altro per avere una maggiore consapevolezza dello strumento e di ciò che faccio quando suono. Mi è servito molto, più che nello studio scolastico dello strumento, nella fase compositiva, anche se solo in modo marginale.

Badi: In realtà siamo tutti iscritti, o lo siamo stati, alla Scuola di Musica Moderna. Io ho iniziato il mio percorso da Formignani nel 2014, se non sbaglio e ho studiato assieme a lui per cinque anni. Dal punto di vista musicale già nel primo anno ho visto dei grandi miglioramenti in quanto prima, da autodidatta, facevo molta fatica a suonare qualsiasi cosa. Sono molto contento perché queste lezioni hanno arricchito molto il mio bagaglio culturale e musicale in davvero poco tempo. Ritengo che Formignani sia un insegnante davvero fantastico visto che invoglia tutti i suoi allievi a continuare il percorso musicale e ad impegnarsi al massimo.

Davide: Io mi sono avvicinato alla musica circa dodici anni fa, inizialmente da autodidatta, e poi mi sono iscritto ad una scuola di musica a Bondeno nella quale ho fatto le prime lezioni di batteria con il buon Luca Martelli. Successivamente mi sono iscritto all’AMF perchè c’era la grande opportunità di suonare i saggi in Piazza Castello cosa che ormai non si fa più. Al tempo però era uno degli obbiettivi che mi stava a cuore. All’AMF ho iniziato con l’insegnante Daniele Tedeschi, ho seguito un paio d’anni con lui e poi sono passato a prendere lezioni da Lele Barbieri. Dal punto di vista stilistico sono passato da suonare Rock con Martelli e Tedeschi a suonare Blues e Jazz con Lele. In ogni caso lo studio dei generi Blues e Jazz aiuta molto nonostante adesso suoni Punk-Rock.

Quali sono gli artisti che vi hanno ispirato e fatto appassionare alla musica?

Maxim: Credo di poter rispondere a nome di tutti dicendo “i grandi classici”. Di solito ci si avvicina alla musica a undici, dodici anni e io mi sono approcciato alla musica con due personaggi che per me sono fondamentali anche se scontati, ovvero i Deep Purple e gli Iron Maiden. Da lì in poi è un universo che si apre scoprendo sempre tante cose nuove che possono piacere o meno ma che sicuramente arricchiscono il proprio bagaglio musicale.

Badi: Io invece ho iniziato con il Metal, però mi ricordo che già da bambino feci comprare a mia mamma una collezione di Mozart che non ascoltai. Da piccolo non avevo una grande passione per la musica, questa è nata non so neanche dire come, però è stata una cosa davvero naturale. Grazie a Formignani ho conosciuto tanti artisti ad esempio Stevie Ray Vaughan o altri meno conosciuti come Danny Gatton…

Davide: Io invece mi sono avvicinato alla musica con il CD di Cremonini quando suonava nei Lùnapop, con un CD di Vasco Rossi e con il famoso disco dei Queen. Però ciò che ha iniziato a piacermi molto è stato il Punk-Rock anni ’90-2000 sia straniero che italiano, ad esempio i System of a Down.

Come nasce una vostra canzone? 

Maxim: Nasce in studio, magari inizialmente c’è un’idea melodica o un giro di accordi che troviamo interessante. Il primo passo è registrarla con Garage Band per poi trovare una melodia e cantarla. Altre volte invece un brano nasce dal testo e da lì compiamo il processo inverso. Spesso le nostre canzoni nascono con tanta naturalezza che è sorprendente.

Davide: La parte musicale e degli arrangiamenti la facciamo principalmente in studio, unendo le nostre idee e migliorando le bozze che avevamo creato. I testi invece sono spesso scritti da Giulio.

Giulio: Tendenzialmente, è la musica a “vestire” il testo. Tuttavia è usuale per noi adattare quest’ultimo a esigenze ritmiche e sonore.

Badi: In molti casi nei primi periodi in cui incontravo Giulio in sala prove, avevamo già una base nella nostra testa e poi completavamo la canzone aggiungendo la parte mancante e perfezionandola. 

Qual’è il messaggio che volete lanciare, con questo EP e più in generale per il futuro del vostro gruppo?

Davide: Sicuramente quello di divertirci, promuovere quello che facciamo e per suonare in generale. Siamo un gruppo coeso con un genere ben definito in testa e con tanta voglia di fare grandi cose.

Giulio: Cerchiamo di effettuare riletture personali del nostro vissuto e presente, tramite uno scavo interiore, non escludendo l’occasione di attivarsi ed essere una buona cassa di risonanza per il sentire di qualcuno degli ascoltatori.

Badi: Come musicista il fatto di suonare per me è un bisogno e questo bisogno ci ha legato e contribuito a formarci di più. Per come la vivo io la musica è quasi un’ossessione, una malattia.

foto registrazione in studio ph.Cecilia Rabeschi

Come mai avete deciso di inserire un’introduzione all’inizio dell’EP?

Maxim: Nell’intro c’è un collegamento a tutti i pezzi: troviamo l’abbaiare di un cane, il fuoco… è un collegamento un po’ cupo di tutti i brani. È stato composto in relativamente poco tempo grazie anche all’aiuto esterno.

Davide: E’ nato per dare un’idea iniziale all’ascoltatore di quello che sarebbe stato l’EP e per introdurre con i vari richiami ogni brano. È stato prodotto da Pietro Fabbri ovviamente sempre con l’aiuto di Giulio.

Giulio: Io ho dato alcune indicazioni a Pietro che però ci ha aiutato molto anche in quanto l’elettronica non è prettamente il nostro, quindi lui, sicuramente più formato su questo tipo di linguaggio musicale, ci ha aiutati a creare l’intro. Ci sono dei riferimenti molto onomatopeici al resto dei brani, tuttavia è distante da un punto di vista stilistico dal resto del progetto. Siamo molto soddisfatti di averlo inserito nel complesso in quanto ne è parte integrante. 

Delle sette canzoni del vostro album, qual è la vostra preferita e perché?

Davide: Per me “Provincia” e dopo aver riascoltato l’EP mi sono sorpreso molto di “Acceso”.

Maxim: Inizialmente quella che mi piaceva di più era “Incendio a Valle Oppio” per una questione melodica, poi mi sono appassionato ad “Acceso” perché è un po’ più articolata e intensa anche se paradossalmente all’inizio era quella che mi convinceva di meno.

Badi: Io metterei al primo posto “Provincia” in quanto è uno dei primi pezzi che ho scritto con Giulio, questa seguita da “Acceso”.

Potete fare una piccola guida all’ascolto al vostro album?

Maxim: A me piacerebbe molto parlare dell’album fisico in quanto è un vero e proprio gadget e il CD risulta essere il pezzo “meno interessante” di tutto ciò che c’è dentro. Innanzitutto si presenta come una busta da posta ingiallita, dentro c’è il cartonato di una foto scattata da Cecilia Vischi. Poi abbiamo un piccolo libretto fotografico, un’altro libretto contenente tutti i testi con al termine un monologo finale che racchiude l’essenza dell’EP, un piccolo poster e infine c’è il CD.All’esterno, sulla busta, ci sono dei timbri realizzati a mano con delle apposite icone che rappresentano ogni brano, il nome dell’EP e ci sono tutte le indicazioni su di noi.

Giulio: L’ordine segue un processo di ricerca logico, da un certo punto di vista atmosferico, dall’altro lato avviene, anche se in maniera totalmente astratta, tramite un discorso diretto: c’è un monologo che introduce ai successivi brani e lì ci sono delle piccole imboccate rispetto a quello che segue, sia dal punto di vista sonoro che della lettura del booklet. Alla fine credo sia soddisfacente capire il tutto, nonostante io non abbia avuto l’ambizione di impostare una direzione e una lettura univoca dell’EP. Credo che oggi come oggi, con le piattaformi digitali e lo shuffle sempre in attivo, sarebbe utopico imporre un unico tipo di ascolto, sia esso lineare o randomico. Lasciamo libera scelta; per noi è stato formativo credo rispettare una logica interna al progetto, ma sono anche pronto a ricomporre il puzzle e ricominciare da capo, percorso che trovo anche affascinante e non lo precludo a nessuno.

Guida all ascolto

Quando e come secondo voi è il momento giusto per ascoltare il momento giusto per ascoltare il vostro album?

Maxim: Quando vuoi, perché la musicalità è accessibile a chiunque mastichi rock. Se vuoi intraprendere il percorso a cui ha accennato Giulio magari ti devi ritagliare una mezz’oretta per spulciare un po’ il tutto, altrimenti lo puoi mettere su quando preferisci.

Giulio: Come ogni prodotto discografico ha più livelli di lettura e di ascolto. 

Davide: Io personalmente lo consiglio in palestra, mette la giusta carica per allenarsi. 

Badi: Comunque può essere ascoltato in qualsiasi occasione, come poi del resto tutta la musica, è vero si, che ormai ascoltare la musica in modo attivo ha perso di significato, però secondo me servirebbe prendersi una ventina di minuti per ascoltare l’EP così da capire bene anche i testi, che sono più racconti che poesie, e magari a primo acchito non comprendono. Ma non è più in uso l’ascoltare un album intero di fila. Anche il nostro formato CD, ti permette di leggere, mentre lo ascolti, un po’ di informazioni su di noi e sul disco, mentre con tutte le piattaforme streaming questo concetto è andato pian piano in disuso, e finisce che tu non sai chi c’è dietro ad un disco per esempio.

Voi preferite suonare in un contesto più intimo di contatto col pubblico, o su un grande palco e perché? 

Davide: Per quanto riguarda il genere il palco piccolo è sconsigliato: facciamo, come dire, molto baccano e non possiamo cambiare la chiave di lettura, dobbiamo essere ascoltati così. Per cui è preferibile un locale perlomeno delle giuste dimensioni. 

Maxim: I nightclub, all’Officina Meca, sono la nostra dimensione più ideale, piuttosto che in una pizzeria dove hai lo scopo di intrattenere, dove c’è un pubblico più piccolo. Nel live club c’è interazione dato che è un posto dove la gente entra per sentire la musica. Se gli piaci, dopo l’interazione scatta quasi in automatico. Ho visto gente non super famosa, che finito il concerto si rintana nel suo bar o al punto di merchandising dove si offre a due chiacchere, una foto… quello è il nostro luogo ideale.

Giulio: In realtà si tratta di sfumature diverse, talvolta opposte, imperfezioni, come corde rotte. Apprezzare l’imprevedibile. La scelta la lasciamo a voi…

A livello emotivo, pensate che si sia evoluto il vostro rapporto con la musica?

Maxim: Sì, decisamente sì, non solo nei confronti della musica ma in generale nella vita a 360 gradi. Già il fatto di trovarmi in un progetto, esprimere la mia opinione, suonare e mettermi in gioco ha cambiato tanto la mia vita, in meglio.

Davide: Io ho già avuto esperienze con altri gruppi, e devo dire che quando sono entrato negli ANTIMONIO mi sentito più me stesso. il genere è più azzeccato, sono in contatto con loro che sono persone giovani e hanno molte ambizioni. Il progetto ANTIMONIO ha degli obbiettivi da raggiungere, o almeno ce li poniamo, e poi con loro mi trovo molto bene. 

Badi: Ovviamente il gruppo è sempre un momento di aggregazione, dal mio punto di vista è un momento davvero importante, quando esco da lavoro, io penso solo a questo, anche quando sono a lavoro in realtà. Però non è scontato tenere insieme un gruppo, soprattutto quando ognuno ha la propria vita per questo serve molta coesione e affiatamento.

Maxim: Siamo ognuno a disposizione dell’altro, dobbiamo giocare di squadra, e quindi si ha già un obiettivo comune, che poi è quello di suonare e vivere questa passione (o ossessione) insieme. 

ph.Cecilia Rabeschi

Vi viene in mente un episodio nel quale avete pensato: “meno male che ho iniziato questo progetto”? 

Davide: “Meno male”, secondo me è una cosa che ti viene da dentro, quando lo fai è perché te lo senti, e quando succede è perché ti fa stare bene, di certo il percorso che prendi non sempre è facile ma ne vale la pena. 

Maxim: Di episodi che mi fanno dire che per ora questa è la strada giusta me ne vengono in mente due: La prima volta che mi sono sentito registrato con uno strumento professionale, quindi non con un telefono o garageband, dove nel momento in cui ti colleghi vedi tutto questo lavoro tra mixer, e plugin. Così che quando mi sono sentito ho detto: sì, mi piace, mi piace molto. Il secondo aneddoto è successo all’ultimo live che abbiamo fatto, dove il pubblico cantava le canzoni insieme a noi, non solo il testo in sé, ma anche lo strumentale, canticchiando le parti di chitarra. Tolti però questi due aneddoti ti posso dire, tutte le volte che andiamo in studio, che proviamo una nuova canzone, o in generale ogni volta che ci troviamo per suonare. 

Badi: Il fatto di calcare dei palchi, a me personalmente da una carica molto forte. Nonostante al momento non stiamo facendo molti concerti, sono convinto che ne faremo un bel po ‘, e il fatto di suonare tiene la mente occupata. Se non fosse per la musica troverei forse la vita un po’ vuota. Mi fa moltissimo piacere vedere la gente che canta le nostre canzoni, è una grandissima soddisfazione.

In previsione del prossimo live, ragazzi, come vi sentite? 

Maxim: Siamo carichi come delle molle! Siamo davvero carichissimi, anche perché questa è una nuova esperienza per noi, avremo il nuovo cantante, Reno, e quindi vedremo come andrà, anche se siamo sicuri che andrà benone. siamo consapevoli e siamo pronti. 

Badi: Non vediamo l’ora!

Eleonora Maria Catalano, Anita Macchioni.

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