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Anita Macchioni

Il Blues tra gusto e divertimento – Intervista a Roberto Menabò

Il Blues tra gusto e divertimento – Intervista a Roberto Menabò

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Spesso quando si rimane colpiti dai relatori di un incontro a cui si è partecipato, si cerca sempre di entrarci contatto tramite qualche abbozzata domanda una volta finito l’intervento ma il tempo di quei momenti sembra non bastare mai.
Ecco, grazie al magazine, capita spessissimo che quel tempo in più ci venga donato e che ci permetta di approfondire la conoscenza di chi abbiamo incontrato.
Questo è ciò che ci è capitato con Roberto Menabò, chitarrista-cantante bolognese e esperto conoscitore nonché scrittore di libri a tema sulla musica folk e blues, in occasione della Guida all’Ascolto, Il Blues dalle campagne alla città, tenutasi sabato 25 Febbraio presso l’Aula Magna Stefano Tassinari dell’AMF – Scuola Di Musica Moderna.

Prima di cominciare lasciamo il link alla guida all’ascolto per chi volesse recuperarla e ai riferimenti tramite i quali rintracciare Roberto Menabò : robertomenabò.it Facebook

Concludiamo questa introduzione consigliando anche la lettura dei libri di Menabò poiché costituiscono un’unione felice tra storia e narrativa della musica folk e blues in cui si riflette la personalità aperta e gioviale con cui Menabò conduce i suoi spettacoli nei quali il concerto si trasforma spesso in una storia variopinta.

Di seguito l‘intervista integrale e la conseguente trascrizione.

Come mai ti sei appassionato al blues?

Perché mi piaceva moltissimo, quella musica aveva qualcosa che mi ha colpito dentro, non saprei razionarizzarlo, è stato un sentimento.

Da dove è partito il percorso musicale che hai fatto nella tua vita?

Il rock, la prima musica è stata il rock, e il primo chitarrista è stato Jimi Hendrix, poi il folk e il blues, già ascoltavo quello dei Led Zeppelin e dopo ho ascoltato i neri e questi acustici.

Qual è stato l’impatto del blues sulla musica popolare americana?

La musica popolare americana, che poi in realtà è musica irlandese, ha preso spunto dal blues molte cose, il senso del ritmo, la capacità di espressione musicale più libera, tutti i cantanti di folk americani che conosco mescolano le due culture, perché comunque il blues bianco è parte della cultura popolare americana ed è nato insieme al blues.

Come presenteresti il blues a chi non lo conosce?

Ascoltare il blues è come assaggiare una nuova birra, è come mangiare una pizza più gustosa dello standard, non andare dal Mcdonald una volta. É qualcosa di diverso se ti piace, se non ti piace non cambia niente, non è né meglio né peggio, poi se uno non la ascolta peggio per lui, se qualcuno è astemio mi spiace proprio per lui, io comunque continuo a bere, non sai cosa ti perdi.

Cosa pensi dell’evoluzione della musica, come definiresti la musica che si ascolta maggiormente oggi?

Beh, io sono vecchio per cui penso male di questo mondo e di conseguenza la musica rispecchia questo mondo, penso sia una musica bruttarella perché il mondo è diventato bruttarello, è tutto annacquato, devo dire che neanche la ascolto tanto, perché alla mia età ormai non perdo tempo ad ascoltare cose che non mi piacciono.

Quanto è importante per un musicista farsi la gavetta nei locali?

Suonare nei locali può essere interessante, i giovani si fan dei viaggi ma i locali son posti terribili dove suonare, poi uno si fa le ossa ma l’importante è non prendersi sul serio, imparare con modestia, ricordarsi sempre che si sta facendo spettacolo.

I cantanti di blues quando suonavano nei locali bevevano e tiravano a campare, adesso non si tira neanche più a campare. È una brutta sensazione, suonare nei locali è un arredamento.

Come si dovrebbe ascoltare il blues? Come un neofita della nostra generazione ci si dovrebbe approcciare?

La curiosità, ma poi soprattutto il piacere.

Se uno sente un pezzo di blues e dice “che noia” basta, non deve farsene un problema, uno deve fare le cose che gli piacciono, se una musica proprio non mi va giù non la ascolto, il blues ti deve piacere e ti deve incuriosire, se oggi ho fatto incuriosire una persona va bene, se non ho fatto incuriosire nessuno pazienza.

Non sono un sacerdote del blues, non è che io mi senta meglio dei neofiti, non sono quel tipo di amante del blues.

Secondo te nella musica di oggi c’è spazio per il blues?

In realtà il blues è una musica molto commerciale, in Italia oggi ci sono un sacco di festival blues e ci mettono dentro di tutto, però c’è sempre meno spazio per la musica ben fatta, dal cantautorato, al folk, c’è sempre meno spazio per la buona musica.

Infine, ringraziamo Roberto Menabò sia per la disponibilità e gentilezza sia perché dalle sue parole è emersa una strada possibile e percorribile per vivere assieme alla musica in modo fecondo e aperto alle possibilità.

Anita Macchioni, Filippo Romanin

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